Il Tigray è da lungo tempo una delle mete predilette dai turisti che visitano l’Etiopia, rinomata per le sue chiese millenarie incastonate tra le rocce a 3000 metri, i paesaggi mozzafiato e le tradizioni ospitali. Tuttavia, nell’autunno del 2020, questa regione è stata improvvisamente trasformata in un campo di battaglia tra i combattenti tigrini del TPLF, l’esercito federale etiope e i suoi alleati, in particolare le forze eritree. Questo conflitto, protrattosi per due anni, ha provocato una devastante perdita di vite umane, con stime che superano le 800.000 vittime tra civili e combattenti, secondo varie fonti come Amnesty International e HRW. È da notare che tale cifra potrebbe essere ancora più elevata, rendendo questa guerra una delle più sanguinose degli ultimi decenni. Inoltre, il conflitto ha causato lo sfollamento di oltre 2 milioni di persone, inclusi i residenti delle regioni limitrofe coinvolte nel conflitto, come Afar e Amhara, soprattutto nel corso del 2021.
La firma del trattato di pace (Pretoria Agreement) nel novembre 2022, risultato di negoziati intensi guidati dall’Unione Africana, ha rappresentato un momento cruciale per il Tigray e l’intera Etiopia. Tuttavia, il processo di ricostruzione e ripristino dell’ordine è ancora in corso, e molte sfide devono essere affrontate.
Il Delegato Regionale per il Corno d’Africa ha riportato in modo inequivocabile le drammatiche condizioni osservate durante la missione nel Tigray. Il volo umanitario Red Flight, organizzato dall’ICRC, atterra nella capitale Mekelle dove l’aeroporto internazionale, una volta molto trafficato, ora gestisce esclusivamente voli umanitari e occasionali voli di linea. Dopo il fine settimana trascorso in città, emerge una complessa combinazione di sensazioni, con un desiderio evidente di ritorno alla normalità nei locali e nei ristoranti, e contemporaneamente, con molte persone che continuano a lottare per ottenere cibo sufficiente, affrontando lunghe code per i pasti gratuiti forniti dalle organizzazioni di volontariato. Tra queste si distingue la Croce Rossa Etiope (ERCS) che, durante il conflitto, è stata in prima linea per coordinare le operazioni di soccorso e fornire assistenza ai più vulnerabili. Numerose persone vivono ancora in condizioni precarie nei campi profughi o nelle scuole trasformate in rifugi durante il conflitto, ormai da tre anni, privando molte ragazze e ragazzi dell’accesso all’istruzione nel Tigray. Durante la successiva fase della missione, il Delegato con i membri della Croce Rossa Etiope si dirigono verso le zone più colpite dal conflitto, passando per diverse città e luoghi di culto, come Wukro Chirkos, Adigrat, Fatsi, Adua, Axum, Adi Daero ed infine Scire, affrontando la devastazione provocata dal conflitto – molti ospedali, centri sanitari, farmacie, uffici e ambulanze della Croce Rossa Etiope sono stati severamente danneggiati, saccheggiati o bruciati – prima di ripartire per la capitale.
In questo contesto, la ERCS anche grazie al sostegno di alcune società Nazionali di Croce Rossa presenti nel Paese, coordina varie attività di supporto in favore delle persone più vulnerabili. Tra i vari programmi implementati dalla Società Nazionale abbiamo il Breakfast Feeding Program, intervento grazie al quale centinaia di minori vengono sfamati con un pasto caldo al giorno; la distribuzione di materiale come coperte, teli, taniche per l’acqua in collaborazione con la Croce Rossa Danese a Scire; infine, assieme all’ICRC, la Croce Rossa Etiope cerca di riunire le famiglie separate durante il conflitto attraverso il programma RFL (Restoring Family Links).
Anche Croce Rossa Italiana ha collaborato attivamente con l’ERCS, contribuendo alla spedizione e distribuzione di materiale medico vitale tramite voli umanitari organizzati con il supporto dell’ambasciata italiana in Etiopia. La CRI ha inoltre sostenuto direttamente l’ospedale di Quiha a Mekelle, lavorando in partnership con HEWO, un’organizzazione italo-etiope. Oltre alla fornitura di assistenza medica, CRI si impegnerà nella riabilitazione delle ambulanze gravemente danneggiate durante il conflitto e nella distribuzione di medicine essenziali in vari ospedali dell’Eastern and Central Tigray, tramite un progetto di 15 mesi finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e allo Sviluppo (AICS), sede di Addis Abeba. Grazie a questa importante iniziativa, la CRI contribuirà al ripristino di alcuni servizi sanitari essenziali, ora al collasso, cosicché finalmente la popolazione potrà di nuovo usufruire dei fondamentali servizi di ERCS.